LA STORIA DI GINA

GINA. Stavano per finire gli anni sessanta ed Enzo Scibetta con matita, archetto da traforo, succhiello, morsetti, raspa, colla, punte, coltelli da falegname, passione e pazienza, trasformava qualche foglio sottile di multistrato di legno in un lampadario a candelabro, un’opera da orologiaio, da orafo.

Dopo più di cinquant’anni, il ritrovamento. I suoi figli hanno visto nel lavoro di Enzo una possibilità, un prototipo, e con l’ausilio di computer, macchine a CNC per taglio laser e altrettanta passione, hanno trasformato l’acciaio in GINA, il lampadario di MYOP.

L’ultima e in assoluto la più impattante delle versioni del candelabro è Gina Gold, un oggetto d’arte di indescrivibile bellezza, che rende gli spazi magnificenti, regalando a chi l’ammira un senso di rispetto pieno di emozione.

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